Faccialibro

Rompo il silenzio di queste ultime settimane per una breve considerazione su uno dei recenti fenomeni del costume telematico: Facebook. Originariamente nato come versione elettronica dei "classici" annuari nei college a stelle e strisce, questo sito si è rapidamente trasformato in un "mifaccioicazzituoificio". Doverosa precisazione: ne parlo male ma ci sono invischiato fino alle orecchie. Nel grande calderone del "faccialibro" si può trovare di tutto: dal compagno di sabbiera ai tempi dell'asilo al collega di openspace, dal cugino emigrato all'altro capo del mondo fino all'inquilino del piano di sotto. Anche persone che non hai mai cagato in anni e anni di caspeltìo di questa terra, improvvisamente diventano amici. Perché, diciamocelo francamente, la regola non scritta del gioco è quella di avere più contatti possibili. Gli "alternativi" che hanno esclusivamente le foto di gente che conoscono anche nella vita reale, vengono immediatamente bollati come sfigati. Del campionario di gnocche che affollano la mia pagina, credo di conoscerne davvero meno della metà (ok ok, facciamo un quarto.. eccheccazzo, meno??). Purtroppo invece, gli uomini li conosco tutti (o quasi, alcuni mi hanno aggiunto ma non ho ancora ben capito chi siano). La cosa più divertente, però, è investire in questo sito i momenti di scazzo profondo. Ma proprio profondo profondo. Pensavo fosse una turba psichica solo mia, di quelle da far curare (una più, una meno), ma poi ho scoperto che è una fissa condivisa da molti utenti (come dire, mal comune..): inserire nel motore di ricerca i nomi che emergono dai meandri del passato, quei nomi presi, impacchettati e chiusi in una parte del cervello a cui si accede solo sfogliando le foto. Ti fa sentire una via di mezzo tra Geronimo Stilton e il cacciatore di taglie amico di Renegade (quello indiano, non mi viene in mente il nome). Bene, detto ciò, vado a dare un'occhiata al mio "mifaccioicazzituoificio".