Faccio fumo

Ora, non è per fare il pignolo o per alimentare sterili polemiche. Ma porca vacca, siamo a giugno inoltrato. Stamattina camminavo per il centro, impegnato nei soliti giri, quando ad un certo punto ho visto la mia immagine rilfessa in una vetrina. Mi sono fermato. E a inchiodare i miei piedi nel nero dell'asfalto (immagine volutamente drammatica per esasperare il pathos narrativo) non è stata la solita faccia da rincoglionito che mi infilo al mattino e che, spesso, mi accompagna per tutto il giorno. Sono stato ipnotizzato da un flash: un calendario all'interno del negozio che indica giugno, con la foto di un prato fiorito, e accanto il mio riflesso. Camicia, maglione (di cotone, ma pur sempre un maglione) e giacca di velluto. In mano, l'ombrello. A coronare questa scena autunnale, mi accorgo che dalla mia bocca escono sbiadite nuvolette di fumo ad ogni respiro. Ripeto, non è per rompere le palle, però saremmo in clima quasi estivo. Un pensiero che mi irrita ancora di più, se abbinato al fatto che circa un anno fa di questi tempi ero QUI, in bermuda ed infradito, e che più o meno due anni fa ero QUI. Proprio in quest'ultima circostanza, rimediavo cinque punti di sutura in un piede (operazione condotta in un contesto a dir poco rocambolesco, ma i cui dettagli non mi dilungherò a narrare) durante un'agguerrita lotta notturna a colpi di liquidator, in riva al lago, dopo una cenetta all'aperto. Se una di queste sere mi sparassero con una pistola ad acqua potrei anche morire assiderato.