lunedì 18 febbraio 2008

Voolaare oh, oh..

"Penso che un sogno così non ritorni mai più, mi dipingevo le mani e la faccia di blu. Poi d'improvviso venivo dal vento rapito e cominciavo a volare nel cielo infinito..", cantava Domenico Modugno. E in effetti l'altra notte mi è capitato: ho sognato che mi trovavo sul terrazzo di casa mia e pensavo che volevo volare, ma continuavo a ripetermi che se ci avessi pensato troppo non sarei riuscito. E così cercavo di scollegare i pensieri, respirare a fondo e sentirmi leggero. Ad un certo punto, ho sorriso, sono saltato nel vuoto e sono partito. Niente mantello, ali o accessori vari: volavo tipo Peter Pan, facendo il pirla tra capriole, tuffi fra le nuvole, picchiate e risalite, e di tanto in tanto mi fermavo a terra o sul tetto di qualche casa, per poi ripartire. Ho visto dall'alto casa mia, il mio quartiere, i boschi e le colline che si trovano dietro, fino ad arrivare al Campo dei Fiori per poi scendere ai laghi. Tutto in una prospettiva nuova. Ora, chi si intende di interpretazione dei sogni dirà che da piccolo venivo punito con foglie di ortiche tra le dita dei piedi, che voglio mollare tutto e andare in Nebraska a intagliare marmotte in tronchi di acero, che il mio io-fanciullino fa a botte col mio io-uomo (quale?) per fare spazio al mio io-idiota (ora ci siamo). Mentre chi non si intende di sogni, attribuirà il tutto alla serata precedente a base di wurstel, braciole alla paprika, fiumi di birra e narghilè alla fragola. So solo che il sogno era tanto bello quanto realistico. Realismo aumentato dal fatto che, ogni volta che tornavo a terra, c'era mio fratello che mi rincorreva per prendermi a calci nel sedere.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ma che sogni fai?! ogni tanto mi preoccupi! Roby

_marco ha detto...

"serata a base di wurstel"... proprio come diceva... =)