Riprendo il titolo di una famosa canzone degli Articolo 31 per condividere questo pensiero.
Quando mi si impalla il pc, ripenso con nostalgia ai vecchi tempi del Commodore.
Mi era stato regalato per la prima Comunione, uno stupendo Commodore 128, dalle dimensioni di un frigorifero e le prestazioni di un Tamagotchi, con la stessa affidabilità di una Panda sulla neve.
Era bellissimo scrivere stringhe di 200 caratteri, per fargli compiere operazioni elementari. Tipo:
Print “Ciao”; *//%”123$%%&/()=-°°#§
per vedere comparire, dopo una interminabile attesa, la scritta Ciao. Ti faceva sentire padrone del mondo, e già si intuivano le potenzialità rivoluzionarie del mezzo.
Anche il suo rumore era inconfondibile, paragonabile solamente alla macchinetta a manovella per tritare il ghiaccio.
Ora i giochi per pc sono fin troppo precisi: se fai un gioco di guerra, poi ti senti in colpa perché il tizio che hai appena impallinato ha l’espressione sofferente e realistica.. e ti viene il dubbio che possa davvero avere a casa una moglie e dei figli ad attenderlo per la cena. E non ci dormi per una settimana.
Col Commodore non c’erano questi problemi. Un quadrato era un giocatore di tennis, un’astronave o un soldato in Vietnam. Ma anche coi giochi un pochino più evoluti graficamente, il problema non si poneva: il nemico aveva sempre la stessa espressione, sia che ti stesse scamazzando di legnate, sia che stesse soccombendo.
Adesso poi non c’è più il gusto della conquista, il sapore dell’impresa: ora puoi salvare i livelli di gioco che raggiungi, evitando di dover ricominciare da capo ogni volta. Ma ricordo un sacco di Natali passati con fratelli e cugini, incollati al Commodore, a fare la staffetta per finire il gioco. Ore e ore a darsi il cambio: se il livello era difficile, entravano in campo i più anziani ed esperti, se invece si trattava solo di spingere un bottone si lasciava la noiosa incombenza al più piccolo e sfigato (io).
Con i pc moderni c’è l’idea che DEVONO funzionare e questo crea uno stress inimmaginabile ogni volta che qualcosa si inceppa. Il Commodore invece era accompagnato da tutt’altra filosofia: la prassi era che non funzionasse o che si impallasse dopo minimo due ore di caricamento, e se per puro caso tutto filava liscio, era visto come una fortunata congiunzione astrale o il frutto di un voto fatto in qualche santuario polacco.
Quando mi si impalla il pc, ripenso con nostalgia ai vecchi tempi del Commodore.
Mi era stato regalato per la prima Comunione, uno stupendo Commodore 128, dalle dimensioni di un frigorifero e le prestazioni di un Tamagotchi, con la stessa affidabilità di una Panda sulla neve.
Era bellissimo scrivere stringhe di 200 caratteri, per fargli compiere operazioni elementari. Tipo:
Print “Ciao”; *//%”123$%%&/()=-°°#§
per vedere comparire, dopo una interminabile attesa, la scritta Ciao. Ti faceva sentire padrone del mondo, e già si intuivano le potenzialità rivoluzionarie del mezzo.
Anche il suo rumore era inconfondibile, paragonabile solamente alla macchinetta a manovella per tritare il ghiaccio.
Ora i giochi per pc sono fin troppo precisi: se fai un gioco di guerra, poi ti senti in colpa perché il tizio che hai appena impallinato ha l’espressione sofferente e realistica.. e ti viene il dubbio che possa davvero avere a casa una moglie e dei figli ad attenderlo per la cena. E non ci dormi per una settimana.
Col Commodore non c’erano questi problemi. Un quadrato era un giocatore di tennis, un’astronave o un soldato in Vietnam. Ma anche coi giochi un pochino più evoluti graficamente, il problema non si poneva: il nemico aveva sempre la stessa espressione, sia che ti stesse scamazzando di legnate, sia che stesse soccombendo.
Adesso poi non c’è più il gusto della conquista, il sapore dell’impresa: ora puoi salvare i livelli di gioco che raggiungi, evitando di dover ricominciare da capo ogni volta. Ma ricordo un sacco di Natali passati con fratelli e cugini, incollati al Commodore, a fare la staffetta per finire il gioco. Ore e ore a darsi il cambio: se il livello era difficile, entravano in campo i più anziani ed esperti, se invece si trattava solo di spingere un bottone si lasciava la noiosa incombenza al più piccolo e sfigato (io).
Con i pc moderni c’è l’idea che DEVONO funzionare e questo crea uno stress inimmaginabile ogni volta che qualcosa si inceppa. Il Commodore invece era accompagnato da tutt’altra filosofia: la prassi era che non funzionasse o che si impallasse dopo minimo due ore di caricamento, e se per puro caso tutto filava liscio, era visto come una fortunata congiunzione astrale o il frutto di un voto fatto in qualche santuario polacco.
4 commenti:
nooooo mitico il C=128 ce l'avevo anche io!
Il comando che scrivevo di più?
"GO64"
Con 'Y' Premuto alla domanda: "Are you sure?" :D
...e poi via di cassettina :D
Non ho mai capito perchè i miei mi abbiano sempre tenuto lontano da cotanta tecnologia..è una mancanza che sento davvero.. (anche se poi mi son rifatto abbondantemente)
Marco.. non ti ricordo così avvilito dopo i match a call of duty di questa estate..
"muori bastardo, questo è per il mio cane!" ^_^
..ehm.. ma fingevo di divertirmi per non farvi sentire a disagio, in realtà dentro mi struggevo per i sensi di colpa!:). E poi lì quel bastardo mi aveva ucciso il cane!:D
voi nn avete mai provato super Hang on x il sega master system, dove la moto rimaneva ferma in mezzo allo schermo e si muoveva la pista, x farlo difentare più realista mi muovevo io avanti e indietro destra sinistra sul divano
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